Le stanze virtuali sono silenziose. Il bagliore bluastro degli schermi illumina i volti dei partecipanti, inquadrati nelle finestrelle della piattaforma di connessione. Sullo sfondo, ambienti diversi; qualcuno non è neanche tra le rassicuranti pareti di casa propria. Si vede che i ragazzi fremono, ma i loro sguardi non tradiscono preoccupazione. Le prove delle settimane precedenti li hanno preparati per questo momento. Basta guardarli per percepire la consapevolezza che, nella sfida imminente, ogni decisione strategica potrebbe fare la differenza. Così parte l’ultima fase della University Talent Challenge, dove non si tratta solo di competere, ma di costruire un pezzetto di futuro.

La Challenge è iniziata settimane prima, con un entusiasmo vivo e palpabile. I talenti selezionati hanno superato prove individuali progettate da Artémat per valutare le loro abilità e competenze. Lo Skillgame ha testato le loro hard skill attraverso un quiz multidisciplinare a tempo. Nella video-intervista, ognuno ha dimostrato le sue capacità comunicative e raccontato la propria visione del domani professionale. Con il Web InBasket, hanno invece sperimentato un role-playing manageriale, dimostrando prontezza decisionale e capacità di risolvere problemi complessi. “Ogni sfida affrontata è stata una lezione preziosa”, commenterà Kevin su LinkedIn, condensando in poche, significative parole il valore dell’esperienza vissuta.

Quest’atmosfera sospesa viene interrotta dalla voce calma e rassicurante dei nostri facilitatori, che prendono la parola per dare il via all’ultima, emozionante fase della Challenge. Con precisione e una punta di entusiasmo, spiegano ai partecipanti le regole del Business Game e i parametri di valutazione. L’attenzione dei ragazzi è concentrata su ogni parola: “Quella in cui state per cimentarvi è una simulazione, ma funziona come il mondo reale – dice uno di loro, guardando intensamente la schiera di volti sugli schermi – Non esistono risposte giuste o sbagliate, ma conseguenze. Dovrete essere bravi a prevederle e gestirle”. Le sue parole risuonano come un invito ad andare oltre la teoria, a immergersi nelle complessità del mercato, come veri professionisti. È il momento di trasformare le competenze in azione.

I partecipanti vengono rapidamente indirizzati nelle “virtual room” dei team di assegnazione, dove incontrano per la prima volta i compagni di avventura, con cui cercano subito di stabilire una connessione. Questo “ice breaking” dura solo dieci minuti ma, prima di entrare nel vivo della challenge, crea quel clima di complicità indispensabile per collaborare efficacemente. E così i ragazzi si scambiano informazioni sui rispettivi percorsi di studio e parlano delle loro aspettative professionali. Gettano le basi per un’intesa che sarà decisiva nel momento in cui il gioco avrà inizio.

Alcuni di loro riducono al minimo i convenevoli e si portano avanti. Nel tentativo di ottimizzare gli istanti che precedono il gioco, mettono sul tavolo le prime idee strategiche, abbozzate sui pochi dettagli carpiti durante la presentazione generale del Business Game: la missione è lanciare una start-up virtuale nel competitivo mercato delle app mobile, avendo a disposizione un determinato budget. Giuseppe, uno dei partecipanti, racconterà poi che “essere parte di questo contest è stato più di un’esperienza formativa; è stato un test di competenze in tempo reale, una vera occasione di crescita e networking con altri giovani determinati”.

Rotto il ghiaccio, tutti i team sono pronti e, ognuno col proprio approccio, iniziano a mettere a terra strategie per battere la concorrenza. La competizione è vivace e dinamica, le decisioni si susseguono rapidamente, sia da parte di chi predilige un approccio al mercato prudente sia da parte di chi è animato da uno spirito audace. Round dopo round, le imprese virtuali riconfigurano le loro strategie in base ai risultati del semestre simulato appena concluso. Alla fine di ogni ripresa, infatti, i partecipanti lasciano le loro virtual room per ritrovarsi “in plenaria”. Alla presenza di tutti, i facilitatori prendono la parola per commentare la situazione con l’ausilio delle infografiche prodotte automaticamente dalla piattaforma. Sembra di assistere a una vera sfida di mercato, colpi di scena inclusi! In tutto ciò, gli HR delle aziende partner non si perdono una mossa, studiando le risposte dei giovani manager durante ogni fase della Challenge. “I candidati hanno superato le nostre aspettative, brillanti e motivati”, commenterà con entusiasmo Alessia di A2A. E infatti, ogni decisione presa riflette non solo le competenze, ma anche la capacità di adattamento dei ragazzi.

University Talent Challenge è un vero e proprio format e prevede intermezzi che, oltre a consentire ai candidati di riprendere fiato, aiutano a trovare l’ispirazione per proseguire con maggiore motivazione verso l’obiettivo. In questi “momenti di decompressione”, le aziende partner raccontano visioni e opportunità di carriera, con pitch multimediali che accendono gli occhi dei ragazzi. Dopo aver visto l’entusiasmo dei partecipanti, Denise di Lipari sottolineerà il valore del merito nella Challenge: “Non vediamo l’ora di prendere i contatti con i ragazzi per approfondire la conoscenza”.

Quando suona il gong, alla fine del quarto round, il Business Game è concluso. Trepidanti, i partecipanti attendono in silenzio il verdetto finale, sapendo di aver usato fino all’ultimo grammo di talento. “È stato molto interessante seguire i ragazzi mentre erano coinvolti nei diversi round – commenterà Francesca di Cegeka – Si sono impegnati e devo dire che hanno collaborato tutti in maniera costruttiva”. Ma, si sa, in ogni gara c’è posto per un solo vincitore. Due team in particolare, Pink e Blue, si sono rincorsi spasmodicamente per tutta la prova, inscenando un avvincente testa a testa. Tutti trattengono il fiato, in attesa della proclamazione. Infine compaiono i grafici e parlano chiaro: tra applausi virtuali e congratulazioni, il team Pink viene portato in trionfo.

A seguire, poi, vengono assegnati anche i riconoscimenti che, come l’anno scorso, consistono in quattro tipologie di “open badge”. Quello riferito al “best team” viene conferito direttamente dalle aziende partner, che hanno osservato i gruppi lavorare per tutta la durata del gioco, e va al team Blue. Ad Andrea Laura Bonfiglio, dell’Università degli studi di Brescia, va quello per aver registrato il pitch più efficace, anche in questo caso per decisione degli sponsor. Mentre a Berardo Botteri, dell’Università degli studi di Milano “Bicocca”, va il merito di essersi distinto nello Skillgame iniziale. Ma nessuno rimane a bocca asciutta, poiché, come premio per essere arrivati fin lì, tutti ricevono un open badge di partecipazione. La sera stessa, alcuni dei concorrenti iniziano già a esibirli orgogliosamente sui loro profili LinkedIn. Il bello di questa esperienza, infatti, è che non è una competizione tout court ma una vera e propria occasione di arricchimento personale e professionale. Un modo coinvolgente ed entusiasmante per entrare in sintonia con la dimensione del lavoro in team. Laura, una delle universitarie in gara, la descriverà in un post come “un viaggio di scoperta e crescita che porterò sempre con me”.

E così, dopo gli in bocca al lupo rituali, sia da parte nostra che da parte degli HR, si conclude con successo la seconda edizione dell’innovativo digital assessment contest che punta i riflettori sui giovani talenti universitari italiani. I riquadrini con le facce dei ragazzi si spengono uno dopo l’altro, lasciando lo schermo tutto per noi organizzatori. A questo punto non abbiamo altro da aggiungere, se non un sorriso d’intesa sui nostri volti provati ma soddisfatti. Alla prossima avventura, con nuove sfide, nuovi talenti, nuovi sogni e nuove storie da raccontare.

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